
Whistling Arrow “s/t”

God Unknown, Vinyl, 2019 | psych-rock, drone-ambient
“Whistling Arrow” è l’album di debutto del progetto omonimo composto dalla violinista Laura Cannell, dal batterista Charles Hayward (già batterista della storica band This Heat e dei Camberwell Now), dal musicista multidisciplinare Andre Bosman e dai minimalisti della chitarra preparata, qui anche a piano e percussioni, Ex-Easter Island Head (Benjamin D. Duvall, Benjamin Fair, Jonathan Hering).
Il disco nasce da una sessione di improvvisazione di diverse ore nei Parr Street Studios di Liverpool nell’ottobre 2017. Il sestetto improvvisa così su violini, registratori, batteria, pianoforte, elettronica, chitarre preparate, percussioni e voci. Il tutto a generare un risultato dal mood trasportante e liquido.
Un sound che si dipana come un morbido tappeto sui nostri sensi. Dove sembra di esplorare una creatura viva, calda. I suoni continui e tenui ne fanno il caldo fluire circolatorio, lievi spasmi son composti da colpi di piano e di violino. Saliscendi ne determinano gli umori. Questo corpo sembra costantemente circondarci coi suoi suoni continui che ne fanno da appoggio lieve, dove si ritrova sempre un giaciglio su cui adagiarsi, intanto che si godono brillii e melodie rarefatte.
Il disco si apre con un risuonare in stile ferroviario, un annuncio di flauto a mo’ di capotreno accompagnato da scampanellii sembra annunciare l’inizio del viaggio. Una batteria storta si prodiga in battiti sghembi a macinare sulle rotaie. Ritmiche inciampate ci trasportano tra flauti, droni elettronici e corde battute.
Il battere dell’esperto Hayward ricorda lontanamente uno Jaki Liebezeit (Can) in versione particolarmente soft. Il tutto suona come un disco a la’ Talk Talk di post-rock strumentale a cui si aggiunge una componente di natura etnica e drone-ambient. È un sound che ci culla, particolarmente in pezzi quali “Whistling Arrow”, dove il violino si prodiga in leggere staffilate stridule su tappeti etnico-tribali, oppure su “Forking Paths” con delle spazzole che coccolano il rullante su una tenue gran cassa che naviga tra pizzichi di corde e un piano minimale che fa capolino. Dove la consecutiva “In Wooded Country” si apre a grosse falcate celestiali di archi che schiudono orizzonti limpidi alla Arvo Pärt, trasportandoci tra gli scricchiolii legnosi della chiglia di un veliero.
“In Flooded Country” rinuncia alla batteria dandosi a droni ambient, arpeggiatori, oscillazioni. In “chamber ascent” la batteria si avvicina più al jazz e le chitarre preparate si danno a sfrenati trilli. Fino a giungere all’ultima “Magician”, pezzo più lungo dell’album coi suoi 17 minuti abbondanti, dove viene fuori la dinamica più prettamente improvvisativa del sestetto.
Saliscendi ed evoluzioni dinamiche, interventi intrecciati dei vari strumenti su una batteria fluida. Droni di violini, droni elettronici e di chitarre preparate. Dove l’ultimo brano, una volta persa la batteria, ospita delicata musica concreta sotto tumuli di borbottii che lasciano spazio, inaspettata, ad un canto femminile che vocalizza soave.
Jazz, psichedelia, sperimentazione, minimalismo drone-ambient e punte etniche; i Whristling Arrow giocano con tutto questo per realizzare un disco che ci scorre addosso piacevole.
L’album è uscito a novembre 2019 per God Unkwonw Records, è disponibile in vinile e in digitale.